In uno studio targato CNR-IPSP e pubblicato su “Plant Pathology” si spiegano le strategie con cui alcune varietà di olivo reagiscono al batterio Xylella. Il Leccino,la cultivar di ulivo resistente al patogeno Xylella fastidiosa, ha evidenziato due linee di difesa significative: la produzione di una matrice simil callosio che intrappola il batterio e la resistenza operata dalle pit membranes, strutture porose che mettono in comunicazione condotti dello xylema adiacenti, meno aggredibili da parte degli enzimi di degradazione del batterio.
Sono questi alcuni dei rilevanti risultati della ricerca in laboratorio del gruppo del CNR di Bari-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante. Risultati che consentono una lettura scientifica di quanto finora è stato osservato in campo, con i Leccini che resistono al processo di disseccamento e invece Celline e Ogliarole che non ce la fanno.
Sull’importante scoperta scientifica si è soffermata anche “La Gazzetta del Salento” con una intervista al Dr. Pasquale Saldarelli, Coordinatore del Team di ricerca IPSP.
Sono questi alcuni dei rilevanti risultati della ricerca in laboratorio del gruppo del CNR di Bari-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante. Risultati che consentono una lettura scientifica di quanto finora è stato osservato in campo, con i Leccini che resistono al processo di disseccamento e invece Celline e Ogliarole che non ce la fanno.
Sull’importante scoperta scientifica si è soffermata anche “La Gazzetta del Salento” con una intervista al Dr. Pasquale Saldarelli, Coordinatore del Team di ricerca IPSP.